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di Rossella Gemma

Una neoplasia ancora poco nota in tutto il pianeta e che, in Italia, colpisce ogni anno 9.000 uomini e 4.500 donne. E’ il carcinoma renale che, nel 55% dei casi si presenta alla diagnosi confinato solo al rene mentre fino nel 30% dei casi ha già sviluppato metastasi.

Sette pazienti su dieci vivono a cinque anni dalla diagnosi e possono essere considerati guariti. Preoccupa però la casualità legata all’individuazione della patologia oncologica. Il 60% dei casi (8.100 ogni anno) viene scoperto durante esami medici svolti per altri problemi di salute. Per sensibilizzare l’attenzione di pazienti, caregiver, istituzioni, personale medico-sanitario e cittadini si è celebrata il 16 giugno la Giornata Mondiale contro il Tumore del Rene. L’evento, dal titolo “We need to talk about treatment options”, è stato promosso dall’International Kidney Cancer Coalition (IKCC), rete internazionale e indipendente di associazioni di pazienti provenienti da quasi 45 Paesi diversi.

“Negli ultimi anni è stata ampliata e perfezionata la gamma di cure disponibili – ha spiegato Tonia Cinquegrana, Presidente e una delle fondatrici di ANTURE, Associazione Nazionale tumore del rene che ha organizzato la conferenza stampa virtuale, grazie al sostegno non condizionato di Ipsen S.p.A. -. Tutti i dati dimostrano chiaramente un continuo miglioramento dei tassi di sopravvivenza in Italia, fin dall’inizio degli anni 90. Abbiamo però ancora tante sfide da affrontare per incrementare le chances dei pazienti a cominciare dal numero di diagnosi precoci che deve essere incrementato. Vi è poi un problema di qualità di vita, durante e dopo le cure, che deve essere sempre garantita. A seconda della tipologia di tumore, del suo stadio e delle priorità del malato ci sono diverse opzioni di trattamento. Diversi studi scientifici hanno dimostrano che i risultati migliori si ottengono quando i pazienti e i medici prendono insieme le decisioni terapeutiche”.

Secondo un recente sondaggio mondiale dell’IKCC l’89% dei pazienti con tumore del rene prenderebbe in considerazione l’idea di far parte di una sperimentazione clinica. Tuttavia, a meno della metà viene fatta questa richiesta. “Gli studi clinici sono fondamentali per aumentare le nostre conoscenze sul cancro e al tempo stesso possono fornire ai malati l’accesso a trattamenti innovativi – ha aggiunto il prof.  Giuseppe Procopio, Direttore dell’Oncologia ASST di Cremona -. Per questo duplice obiettivo la ricerca è fondamentale e deve essere sempre promossa. L’incremento della sopravvivenza è dovuto all’introduzione delle terapie target innovative che, nell’ultimo decennio, ci ha permesso di contrastare anche i casi in fase avanzata della malattia”.

“Nel tumore renale la chemioterapia e la radioterapia sono risultate da sempre poco efficaci e il loro utilizzo è scarso – ha precisato il prof. Sergio Bracarda, Presidente Incoming della SIUrO – Società Italiana di Urologia Oncologica -. L’introduzione dei farmaci biologici prima e poi di quelli immunoterapici ha rivoluzionato la pratica clinica nonché restituito speranza a milioni di uomini e donne in tutto il mondo”.

“Il carcinoma renale non può più essere sottovalutato – ha concluso Camillo Porta, Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università Aldo Moro di Bari e Direttore della Divisione di Oncologia Medica del Policlinico di Bari -. Come per altre neoplasie non è possibile avviare campagne di screening su fasce, più o meno ampie, della popolazione. Resta perciò un’altra preziosa arma nelle nostre mani che è la prevenzione primaria e quindi gli stili di vita sani. Sono documentati da molte ricerche i collegamenti tra la malattia e alcune abitudini scorrette come il fumo di sigaretta, l’obesità o l’eccesso di peso o l’abuso di alcol oltre che con patologie molto diffuse come l’ipertensione arteriosa o la malattia cistica renale”.

ANTURE per continuare a sensibilizzare la popolazione sul tumore del rene ha realizzato una serie di video con le testimonianze dirette dei pazienti (https://www.youtube.com/watch?v=-4SEMRVjBRQ).