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di Rossella Gemma

Innovare con urgenza le politiche sanitarie, definire strumenti di misurazione degli interventi e disporre di dati e, quindi di sistemi, di rilevazione omogenei sul territorio nazionale, per far fronte al grande numero di persone con demenza.  E’ la richiesta che arriva dal tavolo “Tienilo a mente. Come non disperdere le risorse destinate alle persone con demenza e ai loro caregiver”, promosso da Inrete, con il contributo non condizionante di Roche Italia, che in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, ha reso possibile il confronto tra istituzioni, clinici, associazioni di pazienti ed esperti della società civile.

La sola malattia di Alzheimer (AD) colpisce nel nostro Paese circa 600.000 italiani. È stato stimato che il costo medio annuo per paziente, comprensivo dei costi diretti e indiretti, sia familiari sia a carico del sistema sanitario nazionale e della collettività, è pari a 70.587 euro, cifra che, moltiplicata per la quota attuale di malati, si traduce in oltre 42 miliardi di euro. Questi numeri potrebbero però sottostimare la dimensione del problema, come emerge dalla più recente fotografia della malattia nel contesto italiano, elaborata da  Edra nella pubblicazione “La gestione del paziente con malattia di Alzheimer: dal sospetto alla diagnosi precoce fino all’assistenza integrata”.

Le demenze rappresentano una delle maggiori sfide per il sistema sanitario e sociale del nostro Paese e richiedono l’implementazione di modelli omogenei e integrati di presa in carico, oltre a una riorganizzazione dei percorsi assistenziali. Al centro della discussione politica c’è lo Schema di Decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, relativo al riparto dei fondi per l’Alzheimer e le demenze. Una bozza pronta per essere discussa in Conferenza delle Regioni che definisce le modalità del riparto dei 15 milioni di euro stanziati con la legge di Bilancio 2021.

Ma come intervenire per arginare una spesa destinata a esplodere in virtù dell’aumento di diagnosi di demenze e di Alzheimer che, nel 2040, si stima toccherà quota 2,5 milioni di pazienti? Di sicuro, una diagnosi precoce assicura la possibilità di una presa in carico tempestiva e quindi un potenziale ritardo della progressione della malattia, con conseguente ottimizzazione delle risorse sanitarie e con un minor impatto sociale.

Ruolo cruciale, però, è anche quello delle Associazioni di pazienti il cui contributo è fondamentale non solo per le persone con demenza ma anche per il caregiver, figura essenziale nel percorso di assistenza che mediamente dedica 4,4 ore al giorno all’assistenza diretta e 10,8 ore alla sorveglianza.

Le sfide  da vincere, secondo gli esperti, sono tante:  una popolazione che invecchia, lo stigma da superare, la riforma dell’assistenza domiciliare e soprattutto riuscire a garantire la sostenibilità economica,  in previsione anche  delle nuove terapie che arriveranno.  Ma, anche se la strada è ancora lunga, un passo avanti è stato fatto e la direzione da prendere è ormai chiara: lavorare oggi per essere pronti domani ad affrontare quella che si preannuncia come una vera emergenza globale.