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di Rossella Gemma

In Italia l'uso dei farmaci è più alto nelle aree più disagiate, quasi a mostrare un indicatore di patologia o di richiesta sanitaria associato a queste condizioni, in particolare nel Sud Italia. A evidenziarlo è stato il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa, Nicola Magrini, illustrando il tema affrontato da un nuovo report presentato ieri a Roma, l''Atlante delle disuguaglianze sociali nell'uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche'. In Italia, sul fronte delle malattie croniche "il consumo dei farmaci è più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa del peggior stato di salute (che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto)", ha analizzato il Dg nella prefazione del rapporto. Succede per esempio per il diabete, o per l'ipertensione. "Nell'interpretazione dei risultati, nonché nella valutazione complessiva dell'uso dei farmaci sul territorio, è imprescindibile tenere conto del carattere universalistico del Servizio sanitario nazionale, la cui istituzione è finalizzata proprio ad assicurare equità di accesso ai servizi sanitari, nonché all'uso dei farmaci, indipendentemente dai fattori socioeconomici", ha osservato il Dg nel testo che introduce il rapporto, ultima fatica di Osmed (Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali). "I risultati disponibili - ha proseguito - vanno proprio in questa direzione: in particolare per i farmaci utilizzati per il diabete, l'ipertensione, le dislipidemie, l'iperuricemia e la gotta, infatti, sono proprio i soggetti residenti nelle aree più deprivate a far registrare i più alti tassi di consumo pro capite". "Non è quindi l'uso del farmaco ciò che discrimina lo stato socioeconomico, quanto piuttosto la condizione di salute associata al proprio status. In altri termini - ha aggiunto Magrini - la posizione socioeconomica non preclude l'accesso alle cure, ma è, al contrario, fortemente correlata con l'uso dei farmaci. Correlazioni di questo tipo invece non emergono analizzando l'aderenza e la persistenza al trattamento".

Magrini ha anche evidenziato che "In Italia la spesa privata per i farmaci va pienamente monitorata perché il sistema sanitario nazionale è universale e copre pienamente tutte le medicine rimborsate", mentre "non copre farmaci per disturbi minori, ma anche farmaci come le benzodiazepine, che non sono rimborsate, e i contraccettivi orali che sono solo molto parzialmente rimborsati. In particolare per la contraccezione, penso che dovrebbe essere una priorità per il Servizio sanitario nazionale italiano essere in grado di garantire una piena copertura".