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News Letter dell'ordine

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di Rossella Gemma

Le prestazioni sanitarie tornano ad essere a rischio e a farne le spese saranno soprattutto i più fragili. Da lunedì 10 gennaio è scattato lo stop ai ricoveri programmati e alle attività di specialistica ambulatoriale non urgenti nelle strutture sanitarie pubbliche della Regione Campania. In Piemonte le visite non urgenti erano già state sospese a dicembre. Campania e Piemonte sono solo le regioni che hanno ufficializzato l’emergenza: la verità è che all’Osservatorio Malattie Rare giungono continuamente segnalazioni provenienti da tutto il territorio nazionale.

“Le denunce dei ritardi a danno dei pazienti sono tante, troppe – denuncia Ilaria Ciancaleoni Bartoli, Direttrice dell’Osservatorio Malattie Rare-OMaR – e sembra che nessuna regione italiana sia risparmiata. Il Governo ha stanziato 500 milioni ad agosto e altri 500 milioni sono approvati dalla legge di bilancio, ma i malati rari e cronici non hanno tempo di aspettare, rischiano che la propria situazione si aggravi irreversibilmente, rischiano di morire nell’attesa. È tempo che le risorse siano riallocate in maniera definitiva, creando percorsi dedicati in tutti i presidi. L’emergenza ormai dura da troppo tempo, non è più una questione differibile”.

Sono 13 milioni le visite specialistiche sospese a causa del Covid-19, 300mila i ricoveri non effettuati, 500mila gli interventi chirurgici rimandati e ben 4 milioni gli screening oncologici posticipati.* Una situazione di ritardo endemico ormai non più accettabile.

“Le segnalazioni che arrivano alla nostra associazione – spiega Massimo Chiaromonte, Presidente dell’Associazione Nazionale Porpora Trombotica (ANPTT) – testimoniano che i pazienti stanno riscontrando difficoltà di accesso alle visite di follow-up, a macchia di leopardo, su tutto il territorio nazionale. Parliamo di ritardi delle visite programmate, ma anche dell’impossibilità di accedere a prestazioni in convenzione, di liste d’attesa infinite, di disagi di varia natura che si susseguono dalla Lombardia alla Sicilia”.

“Stiamo riscontrando fortissime difficoltà da parte delle circa 1.000 famiglie con disabilità gravissima che rappresentiamo – afferma Fortunato Nicoletti, Vicepresidente dell’Associazione Nessuno è Escluso, attiva prevalentemente (ma non solo) sul territorio lombardo – per i nostri bambini anche un controllo sta diventando impossibile. La disabilità gravissima necessita di risorse straordinarie anche per la gestione dei controlli di routine. Considerate che per fare una tac a una persona con disabilità gravissima è necessario il ricovero in terapia sub-intensiva per almeno una notte, ma i reparti sono stati riconvertiti per la gestione dei pazienti Covid. Di conseguenza i controlli per i nostri bambini e ragazzi sono rimandati a data da destinarsi. Ma le nostre indifferibilità sono diverse da quelle generali, i nostri ragazzi non hanno tempo, non possiamo aspettare”.

“Anche dalla Sardegna arrivano notizie pessime – riporta Giorgia Tartaglia, Vicepresidente VIPS Onlus e Direttivo Coordinamento Lazio Malattie Rare – parliamo di liste d’attesa lunghissime anche per pazienti oncologici, di attese di quattro o cinque mesi per una visita specialistica dopo la diagnosi. Quando sappiamo bene che nella lotta al cancro il tempismo è tutto. Parliamo però anche della carenza ormai endemica di specialisti, ma anche di medici di medicina generale e pediatri di base, ci sono intere comunità prive di continuità assistenziale. Si tratta di una tragica generale carenza di presa in carico che sta aggravando le condizioni di salute dei pazienti sardi. Le segnalazioni che abbiamo ricevuto sono davvero numerose, tra i molti disservizi abbiamo appreso che lo sportello malattie rare di Sassari di fatto non riesce a garantire attività continuativa. Anche in questo caso non per mancanza di buona volontà ma perché i pochi medici che ci sono devono compensare la carenza generale”.

Una denuncia importante arriva anche dai malati reumatologici piemontesi, relativa proprio alle recenti disposizioni della Regione in tema di emergenza Covid-19 relative alla riprogrammazione delle attività ospedaliere e di specialistica ambulatoriale. 

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di Rossella Gemma

Un Tavolo governativo multidisciplinare che studi il metodo di lavoro più idoneo per fronteggiare la denatalità nel nostro Paese. E’ quello richiesto da tempo dai ginecologi e dai neonatologi di SIGO e SIN che, in una nota congiunta, riaffermano un nuovo terribile record negativo di calo delle nascite nel nostro Paese.

Ginecologi e Neonatologi, grazie al contatto quotidiano con giovani donne, mamme e neogenitori, raccolgono le loro preoccupazioni, le ansie, le paure e soprattutto le aspettative. Un osservatorio privilegiato sulle ragioni di quella che Papa Francesco ha definito una “tragedia” nell’Angelus di domenica 26 dicembre, che mette a rischio tutta la società italiana.

“Per favorire un’inversione di tendenza è giusto pensare all’attuazione di misure che aiutino a conciliare sempre più le esigenze della famiglia e del lavoro, riconoscendo un dato di fatto: ogni neonato è un valore unico e prezioso per la società e va tutelato. Per questo la SIN esprime grande apprezzamento per l’attenzione del Governo al tema della Natalità e si propone di proseguire il proficuo rapporto di collaborazione su un tema che nei prossimi anni sarà sempre più centrale” sottolinea Luigi Orfeo Presidente SIN.

"Oltre le misure di supporto sociale alle madri bisogna realizzare un percorso omogeneo su tutto il territorio nazionale che garantisca la sicurezza del percorso nascita, dalla fase preconcezionale al momento del parto ed alla gestione del neonato a termine e pretermine" aggiunge Antonio Chiantera, attuale presidente SIGO.

“Particolare attenzione si deve porre nel rendere nuovamente centrale l'idea di maternità nel percorso di una donna ad un'età in cui non sia ridotto il suo potenziale riproduttivo, dando maggiore vigore ai centri specializzati in medicina della riproduzione" conclude Nicola Colacurci, futuro nuovo Presidente SIGO.

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di Rossella Gemma

La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, nella seduta straordinaria del 5 gennaio, su richiesta del Ministero della Salute, ha espresso il proprio parere favorevole sulla possibilità di prevedere una dose booster di vaccino anche per i soggetti di età compresa tra i 12 e i 15 anni. In analogia con quanto già stabilito per la fascia di età 16-17 anni e per i soggetti fragili di 12-15 anni, questo booster dovrà essere effettuato con il vaccino Comirnaty.

Per quanto riguarda l’intervallo tra il ciclo vaccinale primario e la somministrazione della dose booster, in assenza di dati specifici per questa fascia di età, la CTS ritiene ragionevole mantenere gli stessi criteri adottati negli adulti. Come in ogni altro caso, i dati di efficacia e sicurezza relativi a quest’ulteriore ampliamento saranno oggetto di costante monitoraggio.

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di Rossella Gemma

Otto precauzioni da seguire per chi convive con patologie neurologiche croniche, per i loro familiari e caregiver, per vivere le festività di Natale con maggiore serenità. A stilarle la Società Italiana di Neurologia, che propone alcuni semplici ma importanti accorgimenti che possono consentire ai pazienti e ai loro famigliari di trascorrere gradevolmente questi giorni di festa.

Ecco le raccomandazioni della SIN:
1.Garantirsi la copertura vaccinale per il COVID, anche con la dose di richiamo e osservare le precauzioni suggerite dal Governo (uso delle mascherine, rispetto delle distanze di sicurezza, evitare gli assembramenti, lavarsi spesso le mani).
2.Non isolarsi e, per le persone che vivono da sole, usare il tempo a disposizione per incontrare familiari o amici.
3.Praticare una moderata attività motoria. Anche una semplice passeggiata aiuta a mantenersi in allenamento, distrarsi e ridurre l'ansia.
4.Organizzare bene il tempo. Nelle molte ore che si trascorrono in casa durante le vacanze natalizie, è importante svolgere insieme attività quali ascoltare musica, vedere un film, sfogliare un album di foto di famiglia, raccontare le tradizioni familiari. È possibile anche organizzare insieme i preparativi, come incartare i regali, decorare, apparecchiare la tavola, persino cucinare. Oltre a tutto ciò, sono necessari momenti di pausa e di riposo.
5.Preparare la casa con addobbi e decorazioni che possono aiutare le persone più vulnerabili a entrare gradualmente nel clima di festa.
6.Scegliere il regalo giusto. Anche i regali vanno scelti e adeguati ai desideri della persona (non dei familiari) e devono essere adatti alla fase della malattia.
7.Privilegiare i festeggiamenti all'ora di pranzo rispetto alla cena. I brindisi con bevande alcoliche sono possibili, ma il consumo di alcol deve essere contenuto, poiché gli eccessi alcolici possono influire sul comportamento, amplificando i disturbi neurologici e interferendo con le terapie.
8.Non lasciarli soli. Familiari e caregiver possono essere occupati nell'organizzare i vari momenti di festa ma non dovrebbero lasciare sole le persone con patologie neurologiche in queste giornate particolari, cercando, invece, di coinvolgerle in quelle attività che sono adatte a loro.

"Stare vicino a chi soffre di disturbi neurologici è sicuramente una sfida ma può diventare un'esperienza molto importante. Si tratta di persone che vanno stimolate e aiutate. Le feste rappresentano, quindi, un'opportunità e un momento di serenità famigliare cui non bisogna rinunciare", dichiara il Prof. Alfredo Berardelli, Presidente della Società Italiana di Neurologia, Professore Ordinario di Neurologia, Dipartimento di Neuroscienze Umane, Policlinico Umberto I, Università Sapienza di Roma.

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di Rossella Gemma

“Ho firmato l’ordinanza che prevede l’obbligo di mascherine all’aperto nella regione Lazio. Si tratta di una misura precauzionale ma essenziale per la salvaguardia della nostra salute e quella dei nostri cari in un momento come questo. Anche questa volta stiamo tenendo alta la guardia e come in passato stiamo anticipando il virus.”
Così il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, commentando l’ordinanza che prevede l’utilizzo delle mascherine anche nei luoghi all’aperto.

L’ordinanza entra in vigore giovedì 23 dicembre sul tutto il territorio della regione Lazio e nello specifico prevede:
1. a decorrere dalle ore 00:00 del 23 dicembre 2021 e fino alle 24:00 del 23 gennaio 2022 è disposto l’obbligo, su tutto il territorio regionale, di indossare la mascherina di protezione individuale nei luoghi all’aperto, durante l’intera giornata, ferme restando le disposizioni vigenti in materia di Certificazione Verde Covid-19;

2. per tutta la durata della presente ordinanza, è disposto l’aumento della frequenza dello screening del personale sanitario e sociosanitario operante nelle strutture sanitarie, pubbliche e private prevedendo l’esecuzione di un test con periodicita’ non superiore ai 10 giorni, al fine di intercettare tempestivamente eventuali casi positivi, fermi restando gli ulteriori obblighi previsti dalla stratificazione del rischio in capo all'Azienda Sanitaria o Struttura sanitaria.

3. l’esenzione dall’obbligo di cui al punto 1. è prevista per i bambini con età inferiore a sei anni, per i portatori di patologie incompatibili con l’uso della mascherina e nel corso dell’esercizio all’aperto di attività motorie e/o sportive.

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di Rossella Gemma

Inversione di tendenza nei casi di influenza che si riducono nei bambini ma crescono lievemente tra gli adulti. Il dato è stato rilevato nella settimana tra il 29 novembre e il 5 dicembre dal rapporto sull'attività di sorveglianza della rete Influnet dell'Istituto Superiore di Sanità. Nella scorsa settimana si è registrata un'incidenza di 4,77 casi di sindromi simil-influenzali per ogni 1.000 abitanti, pari a circa 282.700 casi, più di 10 mila in meno rispetto alla settimana precedente.

Nonostante il calo, l'incidenza continua a risultare quasi doppia rispetto alla stagione 2019-2020, quando, nella stessa settimana dell'anno, si registrava un'incidenza pari a 2,39 casi per 1000. La fascia della popolazione più colpita continua a essere quella dei bambini al di sotto dei 4 anni, con 17,58 casi per 1.000, ma si registra un calo consistente rispetto alla scorsa settimana, quando l'incidenza era di 21,05 casi per 1.000. In lieve calo anche l'incidenza nella fascia tra i 5 e i 14 anni, passata da 5,68 della scorsa settimana a 5,62 casi per 1.000 dell'ultima rilevazione. Si registra invece un leggero aumento nelle fasce di età con più di 15 anni, con un’incidenza di età di 4,37 casi per 1.000 nella fascia 15-64 (4,02 la scorsa settimana) e di 2,54 casi per 1.000 negli over-65 (2,29 la scorsa settimana). Su scala regionale l'incidenza risulta più elevata in Friuli Venezia Giulia (10,11 casi per 1000), Emilia Romagna (7,54), Lombardia (6,19).

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di Rossella Gemma

La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), nella riunione del 1° dicembre 2021, ha approvato l’estensione di indicazione di utilizzo del vaccino Comirnaty (Pfizer) per la fascia di età 5-11 anni, con una dose ridotta (un terzo del dosaggio autorizzato per adulti e adolescenti) e con formulazione specifica.  

La vaccinazione avverrà in due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra. I dati disponibili - rileva la CTS- dimostrano un elevato livello di efficacia e non si evidenzino al momento segnali di allerta in termini di sicurezza. 

Al fine di evitare possibili errori di somministrazione la CTS raccomanda, per la fascia di età in oggetto, l’uso esclusivo della formulazione pediatrica ad hoc suggerendo quando possibile l’adozione di percorsi vaccinali adeguati all’età. 

Nel parere, la CTS osserva che “sebbene l’infezione da SARS-CoV-2 sia sicuramente più benigna nei bambini, in alcuni casi essa può essere associata a conseguenze gravi, come il rischio di sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-c), che può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva”. 

Infine la CTS sottolinea che “la vaccinazione comporta benefici quali la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi che sono particolarmente importanti per lo sviluppo psichico e della personalità in questa fascia di età”.

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di Rossella Gemma

Anche i bambini tra i 5 e gli 11 anni potranno effettuare la vaccinazione anti-Covid, fortemente consigliata da pediatri ed autorita' sanitarie. E' infatti arrivato l'atteso via libera dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) cui seguira', la prossima settimana e forse gia' l'1 dicembre, il parere dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). I tempi dovrebbero comunque essere brevi: le prime dosi di vaccino pediatrico Pfizer, secondo quanto si apprende, dovrebbero essere disponibili dal 23 dicembre e le somministrazioni dovrebbero avvenire innanzitutto negli Hub, con percorsi dedicati, ma saranno molto probabilmente coinvolti anche i pediatri e pure le farmacie si sono dette pronte a collaborare. L'Ema ha dunque raccomandato l'estensione dell'indicazione per il vaccino anti-Covid Comirnaty di Pfizer-BioNtech per i bimbi tra 5 e 11 anni: il vaccino e' gia' approvato per l'uso in adulti e bambini over12. Per i piu' piccoli, precisa l'Agenzia - la dose di vaccino sara' inferiore a quella utilizzata nelle persone over12 (10 g rispetto a 30 g). Ma come nel gruppo di eta' piu' avanzata, sara' somministrato con due iniezioni nei muscoli della parte superiore del braccio, a distanza di tre settimane. Uno studio sui bambini tra 5 e 11 anni ha mostrato che la risposta immunitaria a Comirnaty somministrata a una dose piu' bassa (10 g) e' paragonabile a quella osservata con la dose piu' alta (30 g) in pazienti di eta' compresa tra 16 e 25 anni. L'efficacia di Comirnaty e' stata calcolata in quasi 2mila bambini che non presentavano segni di infezione precedente. In questo studio, il vaccino si e' rivelato efficace al 90,7% nel prevenire Covid sintomatico. Gli effetti indesiderati piu' comuni sono simili a quelli delle altre fasce d'eta': dolore al sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, arrossamento. Questi effetti sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni. L'Ema ha pertanto concluso che i benefici di Comirnaty per questa fascia di popolazione superano i rischi, in particolare in coloro con condizioni che aumentano il rischio di Covid grave. A consigliare la vaccinazione ai piu' piccoli - circa 4 mln in Italia - sono innanzitutto i pediatri. In questa fascia, "l'incidenza dei casi supera ormai quella di tutte le altre fasce. E, insieme ai contagi, aumentano anche le forme gravi", avverte la presidente della Societa' italiana di pediatria (Sip) Annamaria Staiano. Nei bambini tra 6 e 11 anni, secondo rilevazioni della Sip, sono stati 241.739 quelli che hanno avuto il Covid da inizio pandemia fino a meta' novembre, un numero sottostimato, che ha visto una brusca impennata nelle ultime due settimane. In questa fascia ci sono stati ad oggi anche 1.407 ospedalizzati, 36 ricoverati in terapia intensiva e 9 deceduti. 

Numeri che "dimostrano il valore della prevenzione della malattia attraverso il vaccino anche nei piu' piccoli". Quanto all'organizzazione operativa, per la somministrazione delle dosi ai bambini verranno innanzitutto utilizzati gli Hub vaccinali esistenti, che allestiranno anche percorsi ad hoc. Ma l'intenzione, spiega il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri, e' di utilizzare tutte le risorse disponibili se cio' sara' fattibile: si aprira' dunque anche a medici e farmacie. Da parte sua, Federfarma, in attesa di indicazioni dal ministero, annuncia la propria disponibilita' sottolineando che nel protocollo gia' siglato per la vaccinazione anti-Covid non sono previste limitazioni alla possibilita' di effettuare le immunizzazioni anti-SarsCoV2 in farmacia, tranne nel caso di soggetti estremamente fragili o che hanno gia' presentato forti reazioni allergiche. Disponibili anche i pediatri di famiglia della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) ma, precisano, "dipendera' dalle singole Regioni, con appositi accordi, coinvolgere o meno i pediatri poiche' l'organizzazione operativa e' regionale".

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di Rossella Gemma

"L'intervallo minimo previsto per la somministrazione della dose 'booster' (di richiamo) con vaccino a m-RNA, alle categorie per cui e' gia' raccomandata (inclusi tutti i soggetti vaccinati con unica dose di vaccino Janssen) e nei dosaggi autorizzati, e' aggiornato a cinque mesi (150 giorni) dal completamento del ciclo primario di vaccinazione, indipendentemente dal vaccino precedentemente utilizzato". Cosi' la circolare del ministero della Salute 'Aggiornamento indicazioni su intervallo temporale tra somministrazione della dose booster e completamento del ciclo primario'. Il provvedimento in gazzetta domani, 23 novembre, è in vigore da mercoledì. Circolare emanata "tenuto conto - si legge nel testo - dell'attuale condizione di aumentata circolazione virale e ripresa della curva epidemica e in un'ottica di massima precauzione". In merito ai dosaggi, il documento indica 30 mcg in 0,3 mL per Comirnaty di Pfizer/BioNTech; 50 mcg in 0,25 mL per Spikevax di Moderna. 

La circolare dopo il via libera dall'Aifa all'anticipazione della terza dose (booster) in una "ottica di massima precauzione", considerando che la circolazione virale è aumentata. In Italia si avvia verso la somministrazione della terza dose cinque mesi dopo l'ultima inoculazione.  

Intanto, il governo spinge sull'acceleratore e si appresta a varare il cosiddetto «super Green pass» che arriverà molto probabilmente entro pochi giorni e prevedrà restrizioni e divieti soltanto per chi non è vaccinato. «Dobbiamo garantire alle attività di rimanere aperte e a chi è immunizzato di continuare la vita sociale», ripetono i ministri accogliendo l'appello che arriva dai governatori. Posizione comune ribadita ieri dal presidente del Friuli-Venezia Giulia e presidente delle Regioni, Massimiliano Fedriga: «Servono al più presto misure differenziate, in modo da favorire l'adesione alla campagna vaccinale degli ultimi indecisi e dare certezze ai ristoratori, agli albergatori, ai negozianti. Non è una discriminazione, è la garanzia per non chiudere tutto».

 

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di Rossella Gemma

Nei primi nove mesi del 2021 il numero dei ricoveri per disturbi psichiatrici di bambini e adolescenti negli ospedali italiani ha superato il totale del 2019. Discontrollo degli impulsi, autolesività, disturbi del comportamento alimentare sono tra le principali diagnosi in maggiore aumento nel 2021, che conferma anche in Italia il trend in aumento a livello globale. È l’allarme della SINPIA - Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, lanciato dal 29° Congresso Nazionale della Società tenutosi tra il 3 e il 6 novembre alla presenza di oltre 500 neuropsichiatri infantili e di più di 80 tra relatori e moderatori nazionali e internazionali.

“Ci troviamo di fronte una situazione critica - spiega Antonella Costantino, presidente di SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza - è necessario agire subito per promuovere il benessere psichico, ridurre al minimo le conseguenze della Pandemia sulla salute mentale della generazione più giovane, individuare il più precocemente possibile i segnali di allarme e saper offrire risposte rapide e appropriate al bisogno. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito al raddoppio dei pazienti seguiti nei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza a fronte di risorse in continua diminuzione, in nessun’altra area della medicina si è verificato un aumento così rilevante. E oggi a causa dell’aggravarsi delle criticità già preesistenti alla Pandemia e dei nuovi problemi clinici che stanno emergendo, l’asimmetria tra il bisogno e la capacità di dare una risposta è diventata drammatica”.

I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono estremamente frequenti e in Italia colpiscono quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, tra il 10 e il 20% della popolazione infantile e adolescenziale tra i 0 e i 17 anni. Con manifestazioni molto diverse tra loro per tipologia, decorso e prognosi, per la maggior parte determinate da un complesso intreccio tra predisposizione genetica, vulnerabilità neurobiologica e variabili ambientali e sociali.

Secondo i dati preliminari del più ampio studio internazionale sull’impatto della pandemia sulla salute mentale e fisica di bambini e adolescenti presentato nell’ambito del Congresso SINPIA, il benessere psichico dei minori è diminuito di più del 10% a livello globale, con il raddoppio dei bambini sotto la soglia del disagio e con un aumento di rabbia, noia, difficoltà di concentrazione, senso di solitudine e di impotenza, stress, disturbi del sonno.

Ancora più gravi sono stati gli effetti della pandemia per coloro che presentavano già situazioni di vulnerabilità o fragilità associate, come disturbi neuropsichici preesistenti, situazioni di fragilità sociale e difficoltà economiche, sovraffollamento, lutti, migrazione, impossibilità di accesso o insufficienza di strumenti elettronici per connettersi alla DAD e agli altri servizi. Per questa fascia di minori il peggioramento è stato quasi doppio rispetto ai coetanei sani, stimato di più del 25%. Un peggioramento certificato in Italia dal boom dei ricoveri nel 2021, dopo che nel 2020 a causa delle restrizioni per la pandemia il numero degli accessi al pronto soccorso e in ospedale era precipitato del 25%, con oscillazioni tra il 10 e il 30% nelle diverse regioni.

Ad oggi invece la situazione appare critica e gli esperti SINPIA parlano di una vera e propria onda di ritorno, con più dell’85% dei ricoveri in reparto avvenuti in urgenza, per pazienti con quadri clinici sempre più complessi, peggiorati dal ritardo nell’accesso ai servizi conseguente alla Pandemia. In alcune regioni, 1 minore su 4 viene ricoverato in un reparto di psichiatria dell’adulto per la carenza di posti letto di neuropsichiatria.

Tra le ulteriori criticità evidenziate, gli scompensi psichiatrici acuti nei ragazzi accolti in strutture residenziali educative e terapeutiche e nei minori stranieri non accompagnati, per l’incrocio tra la vulnerabilità e gli aspetti post traumatici di base e una gestione purtroppo spesso troppo rigida da parte delle strutture delle restrizioni, con ancora rilevanti limitazioni alle attività e ai contatti con le famiglie e con l’esterno.

Nel 2020, almeno il 25% dei pazienti ha avuto difficoltà nell’accesso ai servizi territoriali. Molti servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA) non sono stati in grado di garantire la continuità di cura nel corso della Pandemia, attraverso attività di telemedicina per la carenza nella dotazione tecnologica o la non autorizzazione da parte delle singole aziende. L’introduzione di percorsi di cura integrati tra attività in presenza e attività in telemedicina, particolarmente vantaggiosa in alcuni disturbi del neurosviluppo, è ancora molto problematica.