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di Rossella Gemma

A livello nazionale, per la prima volta nella storia, nel 2021 l’Italia è scesa al di sotto dei 400mila bambini nati in un anno. Il dato arriva dal presidente della Società italiana di neonatologia (Sin), Luigi Orfeo, che all'Adnkronos Salute precisa come sebbene il dato non sia ancora definitivo, “di sicuro siamo tra i 380 e 390mila. Questo perché - sottolinea l'esperto - naturalmente il Covid ha aggiunto alle incertezze economiche degli ultimi anni anche un'incertezza sanitaria che sicuramente non ha contribuito a far sì che le coppie potessero programmare un futuro e quindi anche un bambino". Più blando invece l'impatto sanitario della pandemia sulle nascite. "Fortunatamente dal punto di vista delle infezioni neonatali da Covid - afferma Orfeo - le cose sono andate decisamente meglio. Noi come Società italiana di neonatologia abbiamo un registro in cui vengono inseriti i dati dei bambini Covid e pur avendo visto un aumento di positivi da madri con Covid in gravidanza soprattutto nei mesi di dicembre e di gennaio, quando abbiamo registrato un picco davvero molto elevato, in proporzione il numero di bambini che si sono infettati è sempre rimasto molto basso: 1,6% dei neonati con tampone positivo alla nascita e un altro 2,6% con tampone positivo dopo le 48 ore di vita. Una quota minima - sottolinea Orfeo - che è rimasta costante in tutte le ondate epidemiche". Tra questi "tutti i neonati sostanzialmente asintomatici o pauci sintomatici e nessun neonato grave. Quindi non c'è stata un'incidenza importante sulla mortalità neonatale per il Covid, fortunatamente i neonati sono stati risparmiati".

 C'è stato però un problema legato alla positività al virus di molte mamme. "Sono aumentati nei figli delle madri Covid-positive il numero delle nascite premature. Se nella popolazione generale i prematuri sono tra il 6,5% e il 7%, tra i figli di madri Covid-positive hanno raggiunto il 12%, quindi sostanzialmente il doppio perché da un lato l'infezione in gravidanza aumenta tutti i rischi di quelle patologie che possono condurre a un parto prematuro e dall'altro perché nei casi più gravi di Covid è stato necessario indurre il parto prematuramente per poter curare la madre". E sono ancora tante le donne in gravidanza non vaccinate. "Purtroppo è un problema in questo momento - sottolinea Orfeo - Probabilmente c'è stato un difetto di comunicazione nelle prime fasi, però già da giugno e ancor di più da settembre tutte le società scientifiche di area ostetrica, di neonatologia insieme all'Istituto superiore di sanità hanno raccomandato la vaccinazione in gravidanza nel secondo e nel terzo trimestre. Ma noi vediamo ancora oggi donne che hanno cominciato la gravidanza prima dell'estate, quindi in un momento in cui - sottolinea il medico - non c'erano state ancora delle indicazioni precise. Di fronte a una comunicazione che è stata un po' incerta, chiaramente hanno avuto timore e questo, anche a causa della contagiosità della variante Omicron, ha portato a un incremento di casi. Però fortunatamente - conclude - con conseguenze sui neonati veramente minime".